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Al di la della Luna; Beyond the Moon; Astrophotography; Astrofotografia; Danilo Pivato
 
 
 
 
 
 
 
The Analysis of Frame
 
Leo II: Leo B; Harrington-Wilson No2; MCG+04-27-005; LEDA 34176; UGC 6253; DDO 93; KG( 77 --- [field: 0,34° x 0,68°] --- --- Mag. Limite: 21,7^ - 22,0^ (r) - Fonte: SDSS  --- Object Coordinates RAJ2000.0: 11h 13m 28.13s - Dec J2000.0: +22° 09' 10.1" [SIMBAD] --- Magnitudine: 12.0^ (v); 12.9^ (b); --- Surface Brightness: --.-^ --- Object Size: 12.5' x 11,5' --- Position Angle: --° --- Object Classification: dSphun C --- Redshift z(~): 0.000260 --- Spectrum: -- Morphological Type: ---
 

Con un' impressionante somiglianza ad un debole ammasso globulare avente concentrazione stellare relativamente poco compressa, Leo II è in realtà una galassia nana sferoidale appartenente al Gruppo Locale, individuabile presso i confini orientali della costellazione zodiacale del Leone.

Distante circa 690 mila anni luce (200 Kpc) dalla Terra è una delle 24 galassie satelliti, attualmente conosciute (2021) della Via Lattea, almeno stando a quello che scrive: Tollerud, E.; et al. (Nov 2008). nel "Hundreds of Milky Way Satellites? Luminosity Bias in the Satellite Luminosity Function". Astrophysical Journal. 688 (1): 277–289]. Insieme a Leo I, altra galassia nana sferoidale, risultano la coppia più distante fra le galassie nane satelliti della Via Lattea.

Scoperta nel 1950 da Robert George Harrington e Albert George Wilson, astronomi statunitensi del XX secolo, analizzando lastre fotografiche analogiche Eastman Kodak tipo 103a-E (rosso) e 103a-O (blue), ottenute con il telescopio Schmidt da 48" dell'Osservatorio di Mount Palomar in California.

A mio modesto parere - amatorialmente - non si tratta di un soggetto particolarmente complesso da fotografare: occorre innanzitutto disporre di setup fotografici in grado di registrare stelle deboli, almeno di 19^ magnitudine, poichè le sue 30 stelle più luminose sono comprese tra la 18^ e la 20^ magnitudine. Beninteso, più che opportuna la necessità di disporre anche di un cielo poco inquinato.

La galassia in prossimità del suo centro fisico presenta una stella luminosa di 13,01^ (r) magnitudine che rende ancor più verosimile la somiglianza con un ammasso globulare della Via Lattea. Leo II non mostra ne un nucleo centrale, ne condensazioni locali, ne regioni HII e ne ammassi globulari.

Secondo un'analisi condotta da Serge Demers e M. J. Irwin " Deep CCD photometry of the dwarf spheroidal galaxy Leo II - Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, Vol 261, 657-673 (1993)", si sa per certo che Leo II contiene diverse stelle variabili di tipo RR Lyrae, attualmente classificate come candidate, con due stelle giganti considerevolmente rosse, ma fino ad oggi non risultano pubblicazioni scientifiche che ne confermino l'esistenza! L'unica analisi sulle stelle variabili della galassia Leo II venne effettuata da Henrietta Hill Swope tra il 1967 e il 1968. La struttura di Leo II è stata indagata e studiata dall'immancabile Paul William Hodge (1962) e anche da Demers & Harris (1983), i quali furono i primi a dimostrare la forma sferica di questa galassia.

 

 
 
       
 
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