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Al di la della Luna; Beyond the Moon; Astrophotography; Astrofotografia; Danilo Pivato
 
AStrum 2009: Astronomia & Strumenti
Il patrimonio storico italiano quattrocento anni dopo Galileo

 

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3.L.05 - Hevelius, Johannes (1611-1687) - Machinae Coelestis - 1673
 
 
3.L.06 - Hevelius, Johannes (1611-1687) - Selenographia -1647
La Machina Coelestis - alla quale, nel 1679, seguirà la Pars Posterior, oggi una vera rarità bibliografica, poiché all'incendio che in quello stesso anno devastò il grande Osservatorio di Hevelius a Danzica, ne sopravvissero meno di cento esemplari - descrive in dettaglio le tecniche di costruzione di vari strumenti astronomici. La grande tavola, incisa da Isaak Saal raffigura il progetto di una montatura per grandi telescopi, ideata, sebbene mai realizzata, dallo stesso Hevelius.
Alcuni decenni dopo le prime osservazioni di Galileo, Johannes Hevelius diede alle stampe un'opera ricca di carte meravilgiose. In essa proponeva anche una serie di nomi da assegnare alle formazioni lunari più evedenti. La nomenclatura di Hevelius, però, non ebbe seguito e fu presto soppiantata da quella indicata nella mappa di Riccioli, di pochi anni successiva.

 

 

 

           
 
3.A.01 - Creti, Donato (1671-1749) - Osservazioni astronomiche - 1711
 
 
3.A.02 - Scheiner, Christoph (1575-1650) - Rosa Ursina
Queste sono tele famose, composte da 8 pannelli esse continuamente vengono riprodotte in numerosi testi che narrano della storia dell'Astronomia - Le tele raffigurano altrettanti paesaggi e ciascuna di esse è dedicata ad un diverso astro del Sistema Solare: il Sole, la Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno (all'epoca Urano, Nettuno e Dwarf Planetsne, non erano stati scoperti) e le comete, ormai unanimamente ritenute corpi celesti. Gli astri sono raffigurati come visti attraverso il telescopio. Dei due pianeti interni e di Marte sono infatti rappresentate le fasi, sul disco di Giove sono ben visibili le bande e la celebre macchia rossa, e Saturno è circondato dal caratteristico anello.
Nel ponderoso trattato, la cui pubblicazione ebbe luogo sull'arco di quattro anni, dal 1626 al 1630, Scheiner abbandonò la sua originaria teoria, che salvava l'assunto Aristotelico dell'immunità dei cieli, secondo la quale le macchie solari sarebbero state dovute a piccoli astri, i quali, transitando davanti al disco solare, apparivano appunto come macchie scure e riconobbe che esse si trovavano effettivamente sulla superficie del Sole. Per osservare la superficie solare, Scheiner ricorreva al metodo della proiezione, adottato già da Galileo. Egli tuttavia perfezionò l'apparato osservativo; il suo elioscopo infatti può essere considerato il primo esempio di montatura equatoriale.

 

 

 

           
 
3.A.05 - Bianchini, Franceso - (1662-1729) - Hesperi et Phosphori nova phoenomena, sive Observationes circa planetam Veneris - 1728
 
 
e.L.03 - Campani, Giuseppe (1635-1715) - Ragguaglio di nuove osservazioni (...) in ordine alla stella Saturno (...) 1664
Utilizzando telescopi del Campani, Bianchini eseguì numerose osservazioni del pianeta Venere. Interpretando le formazioni nuvolose dell'atmosfera del pianeta come dettagli permanenti della superficie, egli disegnç quella che è considerata la prima mappa del pianeta Venere, stabilendone anche il periodo di rotazione.
Grazie alla eccellente qualità dei suoi strumenti, Campani era riuscito ad osservare per primo, l'ombra dell'anello sul globo di Saturno e quella del globo sull'anello. Per queste osservazioni utilizzò due telescopi di sua costruzione , di 17 e 20 palmi (rispettivamente 3,8 e 5,6 metri di lunghezza focale). Pubblicò pertanto i suoi risultati, integrandoli con quelli di Gian Domenico Cassini che, ancora con i strumenti del Campani, scoprì l'irregolare struttura delle bande di Giove e confermò altri fenomeni già osservati dallo stesso Campani.

 

 

 
 
 
 
 
 
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